MDMA e gli stati di coscienza

  • di Franco Landriscina
 
Pubblicato originalmente su Eleusis, n. 2, 1995, pp. 3-9

Introduzione

Negli ultimi anni numerose ricerche hanno investigato gli effetti dell'MDMA ("Ecstasy") sull'organismo e sul sistema nervoso. Un cospicuo numero di psichiatri e psicoterapeuti, inoltre, ha descritto le potenzialità di questa sostanza per la crescita personale e la risoluzione di problemi psicologici. Assai raramente, tuttavia, gli effetti dell'MDMA sono stati analizzati dal punto di vista dello studio teorico degli stati di coscienza.

Quali sono gli stati di coscienza indotti da tale sostanza? Tali stati hanno degli equivalenti nelle pratiche meditative e nelle descrizioni dei mistici? E come si collocano nello schema delle più note classificazioni degli stati di coscienza? In questo articolo cercheremo di fornire una risposta a queste domande.

Il nostro punto di partenza è costituito dai numerosi resoconti soggettivi di esperienze con MDMA reperibili nella letteratura scientifica e in quella "alternativa" (Eisner, 1994; Metzner & Adamson, 1985; Saunders, 1992; Shulgin & Shulgin, 1992). Le nostre considerazioni sono del tutto provvisorie e aperte a successive rielaborazioni; riteniamo però che siano utili per inquadrare in modo più completo e razionale le proprietà di questa sostanza e le sue possibili applicazioni.

I principali stati di coscienza indotti da MDMA

Non si può stabilire, in genere, una corrispondenza univoca tra l'assunzione di una certa sostanza psicoattiva, psichedelica o meno, e l'induzione di un certo stato di coscienza. Questo per il ruolo giocato dai fattori legati all'ambiente in cui ha luogo l'esperienza e alle aspettative del soggetto. Nel caso dell'MDMA, la variabilità delle risposte specifiche è però molto inferiore a quanto avviene per le sostanze psichedeliche. La preparazione dell'esperienza e le condizioni in cui essa si svolge, infatti, contribuiscono in maniera determinante al raggiungimento di un certo stato di coscienza fra un insieme di stati possibili e definibili con precisione.

Fra di essi possiamo distinguere, per la loro maggior frequenza, tre stati particolari: uno stato di rave-trance, uno di "apertura del centro del cuore" e uno di "regressione psicologica".

Il modello di Tart (1975) dei sottosistemi della coscienza e quello più recente di Walsh (1990) ci consentono di analizzare questi stati dal punto di vista delle dimensioni soggettive dell'esperienza. Solo con un'analisi di questo tipo, infatti, possiamo dire se ci troviamo di fronte a stati di coscienza "discreti" e quindi veramente differenti tra loro.

I tre stati di cui sopra hanno come caratteristica comune una forte empatia tra i partecipanti (da cui l'appellativo di "empatogeno" con cui l'MDMA viene talvolta indicata). E' interessante, inoltre, notare che gli stati in questione sono quasi sempre il risultato dell'uso della sostanza in contesti specifici. Si può anzi affermare che sono proprio il "set" e il "setting" a determinare in modo decisivo lo stato che farà seguito all'assunzione della sostanza.

Lo stato di rave-trance è comunemente associato all'uso di MDMA in discoteca o comunque in grandi raduni ("rave") con musiche ripetitive ad alto volume e danze sfrenate. E' caratterizzato, fra l'altro, da un'elevata attività motoria, da un diminuito senso di identità egoica e da una scarsa consapevolezza dell'ambiente circostante. Si tratta di uno stato probabilmente simile a quello dei rituali dionisiaci dell'antica Grecia o di alcune feste popolari del Medioevo nelle quali l'individuo cercava nella frenesia della danza una liberazione dalle limitazioni della propria individualità (Eliade, 1984).

Il principale ruolo dell'MDMA, in questo caso, è quello di abbassare le barriere emotive che trattengono la piena espressione delle proprie energie e amplificare gli effetti psicofisici della musica (i famosi 120 battiti al minuto della "house music").

Viceversa, lo stato di apertura del centro del cuore è tipico di un uso individuale o in un piccolo gruppo, ma comunque in una situazione di quiete e raccoglimento. Si distingue per l'aumentata lucidità e capacità di concentrazione, per la notevole sensibilità verso gli aspetti estetici dell'ambiente e verso le proprie ed altrui emozioni e per una maggiore capacità di comunicare. Da una parte, la calma e la serenità di questo stato lo avvicinano ad alcune pratiche meditative di tipo yogico, mentre la gioia e l'amore incondizionato che lo contraddistinguono presentano delle somiglianze con alcuni stati mistici descritti nella tradizione cristiana e musulmana.

Lo stato di regressione psicologica, infine, è frequentemente il risultato di un setting di tipo psicoterapeutico ed è caratterizzato da idee e comportamenti di tipo infantile, quali l'assunzione di una posizione "fetale" e il desiderio di succhiare il seno femminile. La situazione, nella quale sono presenti alterne fasi di umore e talvolta ricordi e stati d'animo legati ad esperienze dell'infanzia, è molto simile a quella che si verifica con talune tecniche come il "rebirthing" o la "respirazione olotropica". Le energie psicofisiche mobilitate dall'assunzione della sostanza si traducono in forti esperienze emotive, ma non riescono, in questo caso, a sfociare in una vera apertura del centro del cuore.

Gli stati che abbiamo descritto possono anche essere analizzati, dal punto di vista neurofisiologico, in base alla distinzione fra sistema "ergotropico" e sistema "trofotropico", i due sistemi somatici complementari che controllano la distribuzione e l'utilizzazione dell'energia metabolica nel corpo (Gelhorn, 1967).

Il sistema ergotropico è legato alle risposte comportamentali di attacco o di fuga e controlla l'adattamento a condizioni ambientali rapidamente mutevoli. Il sistema trofotropico, viceversa, è responsabile delle funzioni vegetative quali la digestione, il rilassamento, il sonno e così via. I particolari effetti psicofisiologici che si verificano in seguito all'assunzione di MDMA possono essere interpretati come derivanti da una scarica simulatanea di entrambi i sistemi (Laughlin et al., 1992:319) ottenuta però in modo diverso a seconda delle circostanze.

Per quanto riguarda lo stato di rave-trance, infatti, si parte da una condizione iperergotropica, di elevata eccitazione, conseguente alle musiche ritmiche e alla danza, per arrivare, nel mezzo di essa, ad un'improvvisa attivazione del sistema trofotropico sperimentata come una sensazione di "tranquillità oceanica", di galleggiamento e di distacco dalle sensazioni corporee.

Per quanto riguarda lo stato di apertura del centro del cuore, invece, si parte da una condizione di base trofotropica, di raccoglimento e di meditazione, nella quale si verifica un'improvvisa eruzione del sistema ergotropico con fortissime "ondate di energia" che attraversano il corpo e sono accompagnate da sensazioni e movimenti corporei corrispondenti all'iperattività del sistema ergotropico. L'assunzione di MDMA sarebbe quindi un metodo per provocare in modo diretto condizioni altrimenti raggiungibili con altre forme di alterazione dell'equilibrio fra sistema ergotropico e trofotropico quali, ad esempio, alcune pratiche meditative.

MDMA e misticismo

Gli stati di rave-trance e di regressione sono facilmente raggiungibili anche in altri modi, sia con altre sostazne (molte dele pillole che si consumano in discoteca contengono solo efedrina o caffeina) che con tecniche specifiche (come l'ipnosi).

La potenzialità più interessante e specifica dell'MDMA, a nostro avviso, risiede nella sua capacità, in determinate situazioni, di "aprire il centro del cuore" e nella restante parte di questo articolo ci occuperemo principalmente di questo stato.

L'apertura del centro del cuore è una condizione psicologica caratterizzata da aumentata lucidità e consapevolezza unite ad un forte senso di amore per se stessi e per gli altri. Una cerimonia di intimo contatto fisico ed emotivo ristretta ad un numero limitato di conoscenti, una passeggiata in un prato fiorito e l'ascolto di determinate musiche, sono condizioni che possono facilmente dirigere l'esperienza con MDMA verso tale condizione, che ha dei paralleli, pur con le dovute differenze, nelle tradizioni spirituali orientali ed occidentali.

Per l'induismo, per esempio, il "centro del cuore" corrisponde al quarto chakra. La sua posizione è nella regione cardiaca e ad esso sono associati l'elemento aria, il senso del tatto, il colore verde e la nota musicale Fa. Queste associazioni, lungi dall'essere arbitrarie, sono il risultato di una profonda "conoscenza neuroesoterica" e secondo alcuni possono svolgere un ruolo importante nella programmazione di un'esperienza con MDMA.

Le descrizioni psicologiche più vivide e penetranti dello stato di "apertura del cuore" sono però quelle dei mistici cristiani e musulmani. A questo proposito, gli autori cristiani parlano di "notizia generale e amorosa" (S. Giovanni della Croce, 1985:118) e di "raccoglimento dell'anima" (S. Teresa di Gesù, in Buber, 1987:177). Il mistico sufi Farid Od-Din Attar parla invece di una condizione chiamata "La valle dell'amore" e Gurdijeff, in tempi più recenti, di un Vero Centro Emotivo (a cui fa corrispondere il livello vibrazionale 12 della sua scala).

Le somiglianze fra le descrizioni in questione e i resoconti di alcune esperienze con MDMA sono numerose e significative. D'altra parte, gli stati di cui abbiamo parlato sono ben lontani dalla vera "estasi", che è invece descritta dai mistici cristiani come "rapimento" o "volo" dell'anima (S. Giovanni della Croce, 1985:568, 571).

E' interessante, inoltre, osservare il gran numero di immagini e di metafore basate sul concetto di "fuoco" e di "calore" che accompagnano la descrizione degli stati mistici sopra riportati. Anche l'MDMA, come è noto, provoca un'innalzamento della temperatura corporea, che può in taluni casi superare i 40 gradi centigradi (tale effetto termico è all'origine di alcuni gravi incidenti, anche mortali, che sono accaduti a giovani che hanno fatto uso della sostanza in discoteche e altri ambienti densamente affollati). Un effetto di questo tipo è altresì ottenibile con pratiche meditative, si pensi, ad esempio, al "tapas", il calore ascetico della tradizione indù e ai praticanti dello yoga tibetano gTumm-mo che sciolgono la neve con il calore del corpo (Benson et al., 1993). Un discorso simile potrebbe essere fatto per gli aspetti legati alle altre manifestazioni "energetiche" come i tremori e le ondate di energia. L'analisi di tali metafore apre, a nostro avviso, interessanti prospettive per quanto riguarda la comprensione dell'interpretazione simbolica che il soggetto, all'interno di un contesto socio-culturale, può dare alle proprie particolari condizioni fisiologiche. Non si tratta, infatti, di ridurre gli aspetti religiosi e spirituali a processi fisiologici, bensì di vedere in che modo tali processi, quale che sia la loro origine, diventano il dato esperenziale di partenza, la "materia prima" per le successive simbolizzazioni culturali (Laughlin et al., 1992:159).

Vale la pena sottolineare che la capacità dell'MDMA di provocare rapide e potenti modificazioni fisiche e mentali può essere impiegata sia per lo sviluppo psicologico e spirituale che, come più spesso accade, per rinforzare un comportamento compulsivo di dipendenza e di abuso (Metzner, 1994). Una cosa è provare in maniera più o meno fortuita, con una sostanza chimica o con la meditazione, un certo stato "superiore" di coscienza, un altra è raggiungere uno stadio di sviluppo del se corrispondente ad una integrazione degli aspetti significativi di questa esperienza nella vita di tutti i giorni, ossia nello stato di coscienza "ordinario", ed è proprio quest'ultimo l'obiettivo delle tradizioni spirituali che abbiamo qui riportato. In tutti i sistemi di cui sopra, inoltre, lo stato che abbiamo descritto non è affatto uno dei più elevati, ma si colloca solo all'inizio del cammino di realizzazione spirituale.

Uno sguardo ad alcuni sistemi teorici

Come si colloca lo stato di apertura del centro del cuore all'interno di uno schema teorico di classificazione degli stati di coscienza? Prendiamo brevemente in esame tre modelli di tipo gerarchico, ossia che offrono una classificazione "verticale" di tali stati, influenzati sia dalle grandi tradizioni spirituali orientali e occidentali che dalla moderna psicologia dello sviluppo.

John Lilly descrive con efficacia uno stato da lui definito "stato di coscienza +12" caratterizzato da beatitudine, ricezione della grazia divina, accresciuta consapevolezza corporea e amore cosmico (Lilly, 1972). Seguendo Gurdijeff, Lilly colloca tale stato nel "centro delle emozioni" nel petto. Lo stato +12 per Lilly è raggiungibile con dosi non elevate di LSD o con diverse tecniche meditative e psicologiche. Le sue descrizioni coincidono però in maniera significativa anche con quelle di persone che hanno usato l'MDMA per la propria crescita personale.

Per quanto riguarda il modello dello "spettro della coscienza" di Ken Wilber, successivo a quello di Lilly, i resoconti di numerose esperienze con MDMA si collocano indubbiamente al livello del cosiddetto "Se centaurico: uno stadio di sviluppo del Se trans-verbale ma non ancora trans-personale, che segna la piena realizzazione delle potenzialità egoiche (spontaneità, desiderio creativo, autonomia e autorealizzazione) e che costituisce allo stesso tempo la transizione verso "i regni sottili e transpersonali dell'essere" (Wilber, 1980).

Infine, la teoria degli otto circuiti cerebrali, ideata da Timothy Leary negli anni ‘70 e successivamente ripresa e perfezionata da Robert Anton Wilson (Leary, 1979; Wilson, 1987) costituisce un interessante tentativo di classificazione degli stati di coscienza che tiene conto sia della teoria dell'evoluzione che delle neuroscienze. Per tale teoria, gli stati estatici raggiungibili con l'MDMA rientrano nel funzionamento del "quinto circuito" o "circuito olistico neurosomatico": un circuito neuronale contraddistinto da modalità globali e non-lineari di elaborazione dell'informazione. Inoltre, Leary parla esplicitamente dell'MDMA e la definisce, appunto, una "droga neurosomatica".

Conclusioni

In questo studio abbiamo cercato di definire la relazione esistente fra l'assunzione di una sostanza psicoattiva, l'MDMA, e il raggiungimento di determinati stati di coscienza. La strada seguita è stata quella di analizzare dal punto di vista della teoria degli stati di coscienza le esperienze con MDMA, partendo dai resoconti soggettivi disponibili in letteratura e cercando eventuali punti di contatto con gli stati descritti in diverse tradizioni spirituali.

Abbiamo esaminato poi la possibile collocazione di tali stati all'interno di alcuni modelli teorici di classificazione degli stati di coscienza. Riteniamo che un tale metodo di indagine possa fornire delle indicazioni sul rapporto fra i processi neurofisiologici conseguenti all'assunzione di una sostanza psicoattiva, le condizioni in cui ha luogo l'esperienza e le interpretazioni simboliche, in senso psicologico o spirituale, dei corrispondenti stati di coscienza.

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