Psilocibina e MDMA: un confronto

  • di Carlo Buono

 
Pubblicato in Eleusis, n. 3, pp. 12-19, 1995

Riassunto -

L'Autore sostiene la necessità di usare una metodologia che permetta di specificare le caratteristiche di diversi Stati Alterati di Coscienza. In via esemplificativa utilizza i sottosistemi di C. Tart per operare un confronto fra ASC indotti da psilocibina ed MDMA in un soggetto. La psilocibina appare più impietosamente benefica aprendo drammaticamente la consapevolezza oltre le frontiere dell'ego. L'MDMA mostra un potenziale di dilatazione cardiaca pacificatrice, permettendo l'emergere di dati subconsci ed archetipici.

La rilettura di C. Tart, occasionata dall'edizione in lingua italiana di "Psicologie transpersonali", può provocare insieme all'ammirazione per le concezioni sviluppate dall'autore anche la frustrazione per l'impossibilità di aver potuto dar corso negli ultimi due decenni al promettente piano di ricerca che era stato così chiaramente ipotizzato e inquadrato.

L'incontro con un amico, dotato di capacità descrittive superiori alla norma, che ha effettuato esperienze con sostanze idonee a indurre dASC (diversi o distinti Stati Alterati di Coscienza - Tart si riferisce invero a discreti ASC, considerando tali gli Stati di Coscienza con caratteristiche definibili e costanti che permettono una differenziazione dallo stato ordinario, considerato stato di coscienza di base), mi ha spinto a questo lavoro che vuole dare un piccolo contributo affinché sia ridimensionato il gap fra ipotesi di ricerca riguardanti i dASC e dati concretamente raccolti. Tutto ciò anche per formulare un esempio, certamente modesto, ma che stimoli chi si interessa di enteogeni e dASC a uscire da una certa genericità molto diffusa per giungere a esporre resoconti più dettagliati e specifici, in assenza dei quali la stessa attribuzione di dASC a una particolare esperienza può suonare velleitaria e comunque confinata a una dimensione privata, rispettabilissima ma votata all'incomunicabilità.

L'amico in questione ha effettuato le esperienze in vari tempi e luoghi; il fatto di utilizzare i resoconti di una sola persona ovviamente limita la possibilità di trarre ampie conclusioni sulle caratteristiche dei due dASC presi in esame, però è anche il caso di dire che sarebbe ingenuo pensare che usufruendo di un numero più elevato di "soggetti" si potrebbe arrivare ad ottenere una "media" di risultati in grado di dirci "oggettivamente" ed esaurientemente quali sono le caratteristiche degli stati indotti da psilocibina e mdma. In effetti le differenze individuali in questi contesti (a parte ciò che può essere definito a livello fisiologico, cosa di non poca importanza - vedi i recenti studi sui possibili danni derivanti dall'mdma) sono di tale rilievo qualitativo che per lo più non è possibile tradurle quantitativamente in valori medi. Rimane però la possibilità di individuare peculiarità, tendenze, concordanze e differenze significative.

Nella sua opera forse più importante, "Stati di coscienza", Tart indica dieci sottosistemi fondamentali "come strumento concettuale utile per organizzare i dati circa i dASC, che sarebbero altrimenti masse caotiche": esterocezione, enterocezione, elaborazione dell'input, memoria, subconscio, valutazione e decisione, emozioni, senso di spazio-tempo identità, output motore.

Il primo schema per effettuare un confronto fra gli effetti prodotti dalle due sostanze (la psilocibina è stata assunta tramite funghi, per lo più psilocybe semilanceata) è proprio quello dei vari sottosistemi proposti da Tart, con l'aggiunta di due criteri valutativi relativi a immagini a occhi chiusi e tempo di riequilibrio fisico e psichico.  

psilocibina   mdma
  esterocezione  
necessità soprattutto all'inizio dell'esperienza di una certa deprivazione sensoriale, o quanto meno di tranquillità (musica dolce) - durante tutta l'esperienza è stato necessario curare l'aspetto degli stimoli sensoriali ricettività sensoriale degli stimoli ambientali, da non confondere con elaborazione percettiva degli stimoli, ovvero elaborazione dell'INPUT necessità simili, con la differenza che si è manifestata maggiore tolleranza a fastidi sensoriali
  enterocezione  
liquefazione - leggero tremore all'inizio - a corpo in posizione seduta yoga percezione di forti flussi di energia, non sgradevoli sensazioni relative al corpo liquefazione - leggero tremore all'inizio - poi senso di apertura del torace e del cuore
  elaborazione dell'INPUT  
percezione visiva e uditiva arricchita - sinestesie - musica più ricca in quanto tale (non solo per l'emozione suscitata): impressione di "entrare nelle pieghe del pentagramma" elaborazione percettiva degli stimoli   non particolari effetti nella percezione visiva, forte risonanza emotiva della musica
  immagini a occhi chiusi  
molto vivide e varie, specie nella prima fase dell'esperienza (la "coda di pavone")   quasi assenti nella prima fase; successivamente in alcuni momenti molto vivide e collegate ai vissuti
  memoria  
ottima memorizzazione (ipermnesia) - ciò ha facilitato i processi integrativi, ad es. permettendo al soggetto dettagliati resoconti scritti anche a notevole distanza di tempo   buona memorizzazione - durante l'esperienza frequenza di dejà vu - amplificazione emozionale con collegamento a stati d'animo antichi (ad es. sentire di "ritornare" nella foresta e giungere al tempio per partecipare alla sacralità di antichi riti)
  subconscio  
accesso al livello analitico-personale ed insieme ad esso a quello simbolico - tale apertura "si impone" (e c'è stata nelle fasi iniziali la verifica che il fare resistenza può dar luogo al "bad trip")   la possibilità di ampliamento del subconscio è stata più "sotto controllo"; è stato possibile inoltrarsi in zone sconosciute in quanto c'erano già tracce presenti
  valutazione e decisione  
processi più veloci (variazioni quantitative) - qualitativamente diminuzione della coercitività dei pensieri, legata alla presenza di un contenitore (la consapevolezza) che disidentifica dai contenuti - nelle fasi iniziali qualche problema di attaccamento ai pensieri (alimentandoli od opponendosi ad essi) ha dato il "sapore" del "bad trip" - la logica abituale ha mostrato la corda: è cresciuta la tolleranza per le contraddizioni, si è fatto strada il pensiero creativo, con accettazione del paradosso, rapidità dell'inversione figura-sfondo, non semplificazione di stimoli ambigui - il pensiero associativo, il passare da un pensiero all'altro ha seguito più l'insolito che lo scontato - difficoltà, non impossibilità a descrivere verbalizzando: la lingua è stata anche molto sottile e sciolta, a volte particolarmente efficace, esprimendo capacità già presenti nello stato ordinario processi intellettuali e cognitivi per mezzo dei quali noi deliberatamente valutiamo il significato delle cose e decidiamo cosa fare velocità normale dei processi - più energia per nuove funzioni psicologiche, legate ad es. alla danza o al privilegiare il "sentire" al "pensare" - è stata richiesta una scelta per uscire dall'abitudinario schema di valutazione-decisione che impedisce una percezione più ricca (ad es. una percezione fisiognomica oltre che funzionale); forse alcune esperienze con mdma hanno risentito favorevolmente delle esperienze con psilocibina, più idonee ad "aprire la strada" - la verbalizzazione durante il dASC ha palesato una lingua grossa, una maggiore pesantezza
  emozioni  
apertura alle emozioni - essendo tale apertura collegata alla disidentificazione (vedi sopra) c'è stata mancanza di fissazione a specifiche emozioni; la consapevolezza come un direttore d'orchestra ha dato la possibilità di emergere ai vari strumenti (alle varie emozioni, nella fattispecie), secondo un progetto armonico d'insieme - la spaziosità della consapevolezza era colorata di beatitudine   c'è un'apertura "cardiaca" che ha dato più accoglienza e spaziosità - è stato più facile allora "volere" emozioni positive e sostare in esse
  senso di spazio-tempo  
il soggetto condivide l'osservazione di Ornstein che in genere durante i dASC avvengono più cose e questo contribuisce a dilatare la percezione della durata, ma ha anche vissuto la pregnanza del qui e ora , dei "momenti" di assenza di tempo , del tempo archetipico - profondità spaziale aumentata, percezione tridimensionale di superfici piatte   l'interpretazione di Ornstein viene considerata come particolarmente plausibile - presenza di tempo archetipico
  identità  
profonda, illuminante ristrutturazione del senso di identità - l'identità ordinaria dell'ego è stata inserita nel contesto più ampio dell'illimitata consapevolezza - senso di autorealizzazione integrale   in varie occasioni sperimentazione di un livello simbolico: contatto con forme archetipali di identità: il ricercatore solitario di saggezza, il guerriero-sacerdote,ecc.
  output motore  
tendenza, in una occasione molto circostanziata e coronata da successo, a muoversi per trovare il posto giusto e la posizione giusta - spinta a esprimersi col movimento, con la danza - finezza della gestualità strutture con cui influenziamo fisicamente il mondo esterno e i nostri corpi molto viva la tendenza alla danza (seduto a gambe incrociate e muovendo la parte superiore del corpo) ed all'espressività gestuale carica di emotività
  tempo di riequilibrio fisico e psichico  
non si sono evidenziati strascichi di sorta, anzi un senso di pulizia e di vitalità, già poche ore dopo aver terminato la fase degli effetti chimici dell'esperienza   necessità di alcuni giorni con ridotta attività - l'arricchimento che di fatto si è realizzato è stato accompagnato da una certa "densità" dei processi mentali

 Si deduce una significativa differenza fra gli stati indotti dalle due sostanze. Quasi tutti i sottosistemi presentano modifiche quantitative e/o qualitative; la psilocibina con una spiccata carica, che a volte può apparire "impietosa" (col rischio del "bad trip" se ci si oppone), di crescita della consapevolezza; l'mdma con la sua congenialità all'apertura "cardiaca" che nel soggetto in questione si è espressa con modalità pacificatrici. Importante notare che la psilobicina "impietosa" non lascia strascichi, mentre la "dolce" mdma sì.

 L'utilizzazione per un confronto, o anche semplicemente per l'esame di una singola esperienza, dei sottosistemi indicati da Tart (oltre a eventuali altri criteri) mi sembra presenti grandi vantaggi per arrivare a una chiarificazione di tipo analitico della specificità di vari dASC e anzi della possibilità stessa che si possa parlare di un distinto ASC, cioè di uno Stato Alterato di Coscienza che abbia caratteristiche tali da farlo individuare come realmente distinguibile rispetto ad altri. Tale chiarificazione è poi anche uno strumento basilare perchè il soggetto protagonista dell'esperienza possa procedere, avendo individuato ed elaborato i dati emersi, a una buona integrazione dell'esperienza stessa.

Ma sono possibili altre valutazioni più sintetiche dei vari dASC.Vorrei citare almeno le classificazioni di Myers Owens e di Houston- Masters, riportate da Tart in "Psicologie transpersonali"; esse sono molto simili e sovrapponibili e indicano quattro possibili livelli di esperienza (Myers Owens riferendosi ai possibili effetti di pratiche meditative, Houston-Masters a ciò che può derivare dall'assunzione di sostanze psichedeliche).

1° livello : immaginario (Myers Owens) - sensoriale (Houston-Masters)
(si riferisce all'irruzione di vivide immagini eidetiche, con significato prettamente estetico)

2° livello : personale ( Myers Owens) - analitico ( Houston-Masters)
(quando le immagini e i vissuti si riferiscono a dati subconsci di passate esperienze personali)

3° livello : simbolico
(allorchè gli elementi che emergono sono di ordine prevalentemente mitico, rituale ed archetipico)

4° livello : autorealizzazione ( Myers Owens) - integrale ( Houston-Masters)
(se si approda ad una esperienza che rivela il senso ultimo, unitario e armonico, della realtà)

Utilizzando la classificazione di Houston-Masters per inquadrare le esperienze che il soggetto ha effettuato con psilocibina e mdma possiamo ritenere che:
la psilocibina si è dimostrata idonea a produrre effetti rispetto a tutti i livelli considerati (fig.1)
l'mdma si è rivelata capace di promuovere forti esperienze di secondo e terzo livello (fig.2)
Prendendo in esame l'esperienza più significativa effettuata con la psilocibina, si è notato che i forti effetti iniziali del primo livello si sono progressivamente attenuati, il secondo e il terzo livello sono stati "attraversati" rapidamente, se non proprio "saltati", e l'esperienza è sfociata e si è espansa nel quarto livello (fig.3)
Considerando invece l'esperienza più significativa con l'mdma, si è mantenuta la mancanza di significativi effetti al primo livello, mentre molto forti sono stati quelli al secondo e soprattutto al terzo; c'è stato un "affacciarsi" al quarto ma senza "decollare" in esso, stante la forza di gravità esercitata dai due inferiori (fig.4)

Rimangono alcune considerazioni da fare sull'elemento che anche Tart considera come la chiave di volta dell'intero sistema interpretativo dei vari stati di coscienza; vale a dire la consapevolezza.
La caratteristica di una espansione della consapevolezza appare quella che accomuna tutte le sostanze psichedeliche e in qualche misura anche quelle empatogene.
Nel soggetto esaminato è stata la psilocibina a indurre al massimo grado questa espansione, mentre l'mdma ha dimostrato una potenzialità in questo senso, condizionata ma non assente; da altri resoconti (vedi quello citato da Metzner e Adamson in "Ecstasy", pag.17-18,1992, Stampa Alternativa) si deduce che anche sotto questo profilo l'mdma può essere, in certi casi, molto efficace.
Allorché l'espansione massima della consapevolezza si verifica (e l'ego viene ridimensionato) abbiamo quella scoperta del divino e quell'entrata in una dimensione transpersonale che fanno sì che risulti veramente appropriato il termine "enteogeno"; il caso del soggetto citato (proveniente da pratiche e conoscenze collegate al buddismo) permette di formulare una precisazione: che l'esperienza di scoperta del "divino" che è in noi trova per alcuni migliore definizione se al termine "divino" si sostituisce quello di "vuoto" (inteso come "beatifica conoscenza del vuoto di cui ogni cosa è piena"); sotto questo profilo anche il termine "enteogeno" potrebbe essere sostituito da uno che possa indicare "che rivela l'ultima realtà".
Si sta parlando di uno sbocco conoscitivo che è estremamente minoritario (Houston e Masters nel loro setting hanno riscontrato il raggiungimento del 4° livello, "integrale", in un caso su cento - ho l'impressione che la presenza di psicoterapeuti, anche se aperti al piano transpersonale, induca gli sperimentatori a sostare sul 2°-frequentemente- e 3°- più raramente- livello). Ma, allorché si verifica, può essere provocato (meglio "occasionato": l'ultima verità non può essere "prodotta"; c'è già e attende solo di rivelarsi) da svariate sostanze e in questo senso si potrebbe arrivare a dire che tutti gli enteogeni sono uguali, in quanto idonei a indurre la stessa fondamentale esperienza.
Allora potremmo affermare che chi mette in primo piano l'espansione della consapevolezza che varie sostanze promuovono è portato a ritenere non significative le peculiarità relative ad ogni sostanza, cioè le differenze, mentre un'altra posizione mette più in evidenza queste differenze, dato che di fatto esse sono quelle che risaltano maggiormente mentre la consapevolezza rimane sullo sfondo.

Rimane da vedere, allorché si entra nella dimensione enteogenica (o comunque la si voglia chiamare) quali ulteriori discriminazioni possono essere articolate. Tart nel suo "Gli stati di coscienza" inserisce in un capitolo due scale, di tradizione buddista, riguardanti stati superiori di coscienza, comprendenti innumerevoli livelli.
Il nostro soggetto, unico ma infaticabile, ci dà anche a questo riguardo alcune interessanti descrizioni relative all'esperienza più elevata da lui effettuata con la psilocibina (fig.3). Egli infatti discrimina tre livelli: il primo legato al crescere della consapevolezza che si instaura come contenitore stabile di contenuti votati all'impermanenza - ciò viene visto come la condizione che permette la possibilità a nuovi dati di emergere e la disidentificazione dai dati soliti; nel secondo la consapevolezza si espande oltre ogni limite e assume la sostanza di un vuoto accogliente; nel terzo il vuoto è anche coscienza vibrante , oceano su cui si esprimono le increspature delle onde - il contenitore crea i contenuti: cose, pensieri, emozioni, individui, sostanze enteogeniche, articoli...

 Bibliografia

LANDRISCINA F., 1995, MDMA e stati di coscienza, "Eleusis" vol. 2 pp. 3-10.

ORNSTEIN R., 1978, La psicologia della coscienza, Franco Angeli

TART C., 1975, Stati di coscienza, Astrolabio

TART C., 1994, Psicologie transpersonali, Crisalide

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